Inizierò dicendo che prima di leggere il lavoro, ero decisamente restio ad attribuire alle pulsioni sessuali la centralità che lo psicanalista riconosce senza troppi dubbi. Dirò di più: proprio la curiosità di comprendere meglio il motivo che lo spingeva a supportare con tale forza la sua tesi è stata, almeno in principio, lo stimolo principale per affrontare una lettura tutt'altro che leggera, e che in realtà l'impegno richiesto era probabilmente superiore a quello che io ero disposto, od in grado, di impiegare.
Tuttavia, nonostante le numerose critiche che siano state mosse all'autore ed alla sua produzione, è impossibile non riconoscere a Freud il merito di una ricerca scientifica costante e vitale, portata avanti con grande intelligenza; mi riservo, in ogni caso, di informarmi su tali obiezioni in maniera più approfondita.
I miei problemi con ciò che ho interpretato del pensiero di Freud non sono pochi: in più di un'occasione mi è sembrato che egli si apprestasse alla materia come se muovesse i suoi passi da dogmi ed assiomi personali, che forse aveva pur dimostrato per sè stesso in una maniera che gli potesse sembrare efficace. Ma anche qui la mia scarsa conoscenza dell'argomento mi impedisce di pronunciarmi oltre.
Nel seguito, smetterò di parlare cercando di "parare i colpi"; lo farò qui, una volta per tutte, dicendo chiaramente che ciò che scriverò è frutto di impressioni personali, evidentemente suscettibili di errore.
Francamente, il primo ad essere soggetto a "fissazioni" mi è sembrato lo psicanalista stesso; pare quasi che egli, seppur in un primo momento abbia avuto il coraggio di gettarsi nel mare aperto dell'ignoto al fine di conquistare un nuovo atollo di conoscenza, abbia trovato uno scoglietto e vi si sia attaccato come una patella.
Mi spiego meglio.
Freud parte dall'idea che alla base delle psicopatologie vi siano cause sessuali (più interessante il discorso sulla predisposizione alle varie patologie stesse), e scegliendo questo o quell'elemento come punto di partenza, decompone l'esperienza del paziente di turno ricomponendola di volta in volta con artefici, a volte anche discutibili, pur di dimostrare l'efficacia del proprio metodo. Stavo cercando una citazione sul fatto che un paziente ammalato di un morbo sconosciuto otterrà tante diagnosi quanti sono gli specialisti da cui sarà visitato, ma non sono in grado di rintracciare la fonte (Pennac? Dot. House?), e probabilmente la citazione stessa è meno efficace di quello che mi sembra in questo momento.
Tuttavia, pur non sapendo se sia la mia visione ad essere cambiata nel corso della lettura, ed in maniera semi-indipendente da essa (sarebbe una coincidenza assai poco probabile), o se ancora soffro dell'influenza di una mente che tuttavia non mi vergogno di definire brillante, ultimamente sto riconoscendo al sesso un'importanza che prima gli negavo. In questo modo, reinterpreto le relazioni umane in termini di eros: con tale chiave di lettura, la scelta degli amici o l'allontanamento di questi entrerebbe in contatto con la soddisfazione o la delusione delle proprie aspettative erotiche nei confronti di questi. Si noti che dico erotiche, e non sessuali, e mi riservo in un momento che forse non verrà mai di discutere se la scelta sia convinta o frutto del pudore.
Detto ciò, il caldo mi distrae troppo dal discorso, e quindi concludo qui lasciando (momentaneamente?) in sospeso. Mi scuso per le boiate che posso aver scritto, ma se le avete lette, probabilmente ve le meritate (vi piace il sadismo?).
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