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It's hard to dance with a Devil on your back, so...

Immagine di Kyendo

Del "golpe"

Ho dovuto cercare "golpe" sul dizionario, lo dico senza vergogna; ogni parola usata è una parola di cui una volta si ignorava il significato.

Onestamente, mi piacerebbe tenere a qualcosa così tanto; ma sono troppo preoccupato dal fatto che l'energia disponibile nell'Universo continui a calare.


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Spaccato - assolutamente soggettivo - della società moderna

Ogni volta che riprendo a scrivere in questo blog, anche -sopratutto- quando non me ne rendo davvero conto, lo faccio perché ho la sensazione che nessuno vorrebbe subire i miei vaniloqui; il che è stupido, dato che i miei amici restano pazientemente ad ascoltare, quando decido di leggere loro qualche stralcio di pensiero. La verità potrebbe essere che sono io a cedere al mio pessimismo, quando non gliene parlo.

Trascorro gli ultimi giorni leggendo "The walking dead" e studiando le leggi della termodinamica, concedendomi qualche break per un caffè, una sigaretta o un po' di sana tv spazzatura; anche quando esco per passare la serata in compagnia, spesso impiego un bel po' di tempo prima di sentirmi davvero a mio agio, e ricorro all'alcool per velocizzare il processo.
Non sono un alcolizzato, sono solo un figlio della mia epoca che cerca di analizzarsi al meglio delle sue facoltà, nei momenti di ottimismo come in quelli bui, per cercare risposte a domande che non ho mai saputo nemmeno ben porre.

Quando la nostra epoca sarà solo l'ennesimo capitolo dei libri di storia, ed il mio "io pensante" sarà bello che andato, qualcuno potrebbe trovare interessante analizzare i miei scritti - o magari no, davvero non saprei. Di fatto, al momento sono io a sentire la necessità di collezionare piccole ampolle di pensieri, dunque si comincia.
Italia, anno 2013.
Si fa un gran parlare di crisi (economica, morale, mondiale, e chi più ne ha più ne metta!), il che mi ricorda quando a scuola si studiano quei lunghi periodi di stasi che precedono avvenimenti epocali, ma non si è davvero in grado di cogliere l'umore delle persone, né tantomeno la loro individualità.
Il mondo sembra completamente impazzito, e non di rado capita di leggere o sentire le cronache dei suicidi, persone disperate che senza un lavoro non sanno come tirare avanti in una società che li identifica con il capitale di cui dispongono.
Le ultime elezioni hanno dimostrato che il cambiamento è possibile, ma il sogno è durato fin troppo poco, poiché la forza della disperazione non permette che un ultimo guizzo di fiamma (nulla di nuovo, sono sicuro che sarà già successo in mille luoghi ed occasioni, ma detestavo davvero troppo la storia per essere in grado di riportare qualche esempio).
Il problema -credo- è che non siamo in grado di immaginare un'organizzazione migliore, se non a toni sfumati quanto uno sfondo di Leonardo; ed anche chi fa delle proprie ipotesi certezza non può davvero essere in grado di prevedere le conseguenze a cui il più piccolo disagio può condurre, accrescendosi di anno in anno. Se devo essere onesto, trovo assolutamente stupido l'organizzazione in Stati che ci siamo dati; abbiamo i mezzi che potrebbero permettere a chiunque di vivere nella maniera che vuole e nel posto che ha sempre sognato, ma ognuno è troppo impegnato a racimolare per sè quanto più gli è possibile per preoccuparsi dell'altro. Ora capisco meglio il motivo che ha spinto storicamente il genere umano a credere che dopo la vita esista un posto migliore; non solo la speranza, ma il potere contenitivo  di trattenere la violenta indole umana è stato effettivamente qualcosa di necessario per permettere al nostro genere di attraversare i secoli. Quando essa viene meno, possiamo decidere di percorrere tre vie: cedere alle leggi della società, o quanto meno giungere a compromessi con esse, magari cercando di cambiarle a passi più o meno lunghi; ascoltare la natura brutale e ricorrere ad ogni mezzo pur di vivere secondo gli standard di quello che ci viene proposto come ideale di ricchezza; imparare di nuovo a gioire delle piccole cose -una bella giornata, il cinguettio degli uccelli, i raggi caldi del sole sulla pelle- e lasciare alle nostre elucubrazioni il ruolo di piccole investigazioni nel mare dell'ignoto.
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Dell'inesorabilità

L'accelerometro schizza, i secondi diventano minuti, e poi ore, ed ancora anni, e lentamente ma all'improvviso avrò finito di scrivere, di studiare.
Se la vita fosse un'auto starei sbandando.
Nemmeno la fisica mi aiuta a capire come comportarmi.
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... piacere, Davide.

Leggo quello che ho scritto, e a malapena mi riconosco.
Scrivo ancora, correggo il tiro, cercando di rendere di me l'immagine che mi sono dato; ma è un'impresa  interminabile - così spesso vario!
Hai qualche cosa da dire? Scrivi!
... e se così non fosse?
Se scrivessi per cercare il mio messaggio... insomma, che male ci sarebbe? Chi ha deciso che senza messaggio non può esserci testo? Reinterpretiamo la creazione. Dio probabilmente iniziò a plasmare senza avere la minima idea di quello che stava facendo - forse è stato meglio così!
La punteggiatura fa capolino qua e là; troppo spesso sottovalutata, introduce commenti, ritma il discorso, ordina i pensieri. Esaltazione della punteggiatura come mezzo espressivo! Potenza del segno pregno di significato.
Sul serio, lo avrai capito.
Non sai che dire.
Eppure lo fai; qualcuno pensa che dovresti impiegare meglio questo tempo, ma se Pennac, Poe, Moore e tutti gli altri avessero dato retta alla società dell'utile oggi ci ritroveremmo più poveri. Ambiguità della società produttiva: finché sogni sei un illuso, ma dimostra che la tua parola è commerciabile e -abracadabra- ti ritroverai coperto di onorificenze. E da lì il tracollo è prossimo, come un musicista che componga per soldi, dimentico della propria anima che in origine non riusciva a contenere se non consentendole la fuga in forma di armonia.
Ma quel tempo è finito.
Ed anche il tempo in cui potevi sperare nella passione si è concluso da un po'.
La società reclama il tuo posto nella produzione, e tu puoi solo cedere.

E cederai, stanne pur certo.
Con affetto,
la tua infanzia.
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Shake It Out

Dell'autore

Unknown
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Premettendo

Mi scuso per eventuali errori di battitura, distrazione, ignoranza.
Sono abbastanza puntiglioso, ma scrivendo di getto, capita che mi sfuggano diversi strafalcioni.
Quando (se) rileggo inorridisco per tutti quelli che incontrano il mio occhio; mi sembrano sassi spigolosi su quello che mi piacerebbe che fosse un sentiero erboso da percorrere a piedi nudi.

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