• Home
  • Posts RSS
  • Comments RSS
  • Edit
Blue Orange Green Pink Purple

It's hard to dance with a Devil on your back, so...

Immagine di Kyendo

Dei pensieri ispirati da Hesse.

Seduto sulla poltrona a sacco color arancio ed immerso, ora più ora meno, nella lettura di Siddharta, che reggo con la mano destra mentre la sua gemella sinistra pesca alla cieca spicchi di finocchio rinfrescante dalla ciotola poggiata sulla sedia, all'improvviso spingo lo sguardo all'esterno: l'occhio abbraccia le familiari sagome delle case di vicini noti e sconosciuti, i muretti in pietra e le stradicciole in cemento bianco brillare della luce riflessa del sole; per l'aria pungente una brezza leggera ed insistente culla le cime dei cipressi, e scroscia l'edera sulla parete esterna del palazzo più vicino alla mia casa, dalla parte del mare.

Il pensiero risale all'indietro, e quasi contemporaneamente procede in avanti, sempre ed inevitabilmente ben saldo nel presente, come la luce che si propaga lungo una stessa direzione ma in versi opposti da un'unica sorgente.
Muta il paesaggio, mutano i luoghi, muta il mondo: non ovunque con la stessa rapidità, ma spesso più lentamente di quanto non mutiamo noi stessi, e le nostre impressioni. Centinaia di uomini sono morti ed altri moriranno qui dove io mi sono fermato a riflettere; altrettanti sono nati o lo faranno.
Tutto si rinnova, nulla cambia.
Rivolgo la mente ed il sorriso a chi è passato e a chi deve ancora venire. Tengo vivo con la mente il ricordo di perfetti sconosciuti: chi ha detto che si possa ricordare solo ciò che ci è stato noto?

Qualcuno un giorno sarà al mio posto, altri lo hanno già fatto. Non le grandi imprese rendono gli uomini immortali, ma la capacità, spesso sottovalutata, di provare empatia gli uni per gli altri, e per ogni cosa che esiste.
All'improvviso, un sabato mattina, ho smesso per un istante di temere di non riuscire nell'impresa umana, di segnare che tra mille, anche io sono qui, oggi.
Read More 0 commenti | Un'allucinazione di Unknown edit post

Di una immaginaria passeggiata notturna verso il mare

D'un tratto, un'idea mi balenò in testa; avrei potuto continuare a camminare nella notte, superare il passaggio a livello e affrontare il buio, un passo dopo l'altro proprio lì, sul ciglio del canale maltenuto che la natura guerrigliera ha riconvertito a torrente, evadendo completamente l'attenzione dei passanti, per lo più bagnanti estivi a malapena disposti a rispettare la distanza di sicurezza.
Il freddo del metallo delle chiavi di casa mi riporta nel mio corpo; devo aspettare che Piè e Luca si assicurino che io abbia varcato il portone. Crediamo ciò che vogliamo credere, né più, né meno; prove e fatti servono solo ad alimentare l'autoinganno che ci riproponiamo istante dopo istante.
La strada non è nuova, questo è un peccato. Lo è anche il fatto di avere una meta; raggiungerla significherà terminare il mio viaggio, forse iniziarne un altro. Un paio di auto mi segnalano con un non so che di bullismo che l'asfalto è per chi ha le ruote; non sono lì, e questo mi evita l'affanno di doverle schivare.
Non solo; il mio fantasma non deve neanche preoccuparsi di essere troppo visibile, quando la luce dei radi lampioni potrebbe svelare la presenza a qualche disperato avventore, né di esserlo poco per qualche libidinoso autista sbronzo.
Giunto al bivio, seguo il senso indicato dai cartelli, tanto per avere una sicurezza in più; ho deciso di girare a sinistra sull'Aversana, ex mulattiera che qualcuno ha sperato di redimere con un nuovo battessimo e qualche rotatoria di troppo. Il familiare odore delle vacche mi ricorda cento giornate in fila sotto il sole, e cento ancora: respirare a pieni polmoni, fa bene, lo so nonna!
Supero l'incrocio e quando scorgo il campo incolto sulla sinistra so che ormai manca poco; all'incrocio scendo sulla destra e mi chiedo se non sarebbe stato meglio dirigermi verso il Mermaid, tanto per avere un paio di testimoni, così, per ogni evenienza. Sono come un estraneo in patria: le 2 di notte trasformano la mia città in un posto mai visitato prima, ma ho la certezza che la via prosegue diritta fino allo sbocco sul lungomare. La prostituta appoggiata al lampione che segnala il traguardo mi chiede se ho voglia di divertirmi. Le rispondo che non le conviene, che non ho soldi con me; non credo mi abbia creduto, perché biascica qualcosa su uno sconto giovani.
Controllo che non arrivi qualche discotecaro pauroso di non riuscire a spaccarsi i timpani alla modica cifra di 25 euro, ed attraverso. Finalmente sono sulla pista ciclabile: domenica prossima mi farà tutto un altro effetto, sarò disgustato dal degrado in cui riversa, ma ora, visto il numero di puttane che battono ai lati della strada, il numero di preservativi usati mi sembra quasi basso; forse la gente è più civile di quanto credessi.
Scavalco la recinzione metallica, per metà abbattuta, e finalmente sento le scarpe affondare il quel misto di polvere e ghiaia che i gestori dei lidi balneari continuano a spacciare per sabbia. E lo annuso, il mare, prima di poterlo davvero vedere; l'odore di salsedine si unisce al freddo nelle narici.
Chiudo gli occhi, per liberarmi di quel bagliore giallastro e tremulo, e tendo l'orecchio: è calmo, percepisco a malapena il brusio dell'acqua, irregolare e docile. Dal momento che non sento alcun altro rumore, a parte quello dei piloti di formula uno alle mie spalle, mi arrischio in qualche passo cieco, cercando a tentoni di evitare il legno marcio del retro delle cabine che delimitano il corridoio che porta alla spiaggia libera. Quando la porosità umida del legno lascia il posto alla trama sintetica di un telo, mi concedo di nuovo il lusso della vista. Un calamaio colmo di densissimo inchiostro, che qua e la si increspa incendiandosi in bisce pallide e luminose come la luna, che scorgo alzando gli occhi nel bagliore del cielo inquinato. Non una stella visibile, ma forse è colpa della miopia.
Di colpo mi assale la nostalgia della notte sarda, quando il buio soffocava persino il respiro degli amici, e le stelle vibravano di luce fredda, incastonate all'interno di quella sfera che non avrei potuto distinguere dall'acqua, poiché anche lì quella straordinaria magia naturale che è la bioluminescenza accendeva delle vere e proprie galassie.
Decido che non è il caso di bagnare i piedi, tanto più che non posso vedere chi o cosa galleggia a pelo. Passeggio di lido in lido, il più silenziosamente possibile, per evitare di disturbare gli amanti rifugiati in una barchetta o su un lettino, fino ai cubi di roccia, dove mi arrischio ad accettare la gentilezza di una vecchia ragazza intenta a fumare una sigaretta, e che mi offre un sorso della sua birra. Peroni, tanto per cambiare.

[pc scarico... continua?]
Nota:
il titolo originale era "Di un manichino"; se ricordi di cosa avresti voluto scrivere, provaci ancora Charlie Brown.
Read More 0 commenti | Un'allucinazione di Unknown edit post

Della realizzazione di una verità

Non potrò essere un bravo scrittore.
Scrittore è, per me, colui il quale possiede l'empatia per annichilire sé stesso nei propri personaggi: non deve capire le sue creature, deve essere loro, al fine di recuperare l'unico motore degli eventi: la volontà.
Deve gestirne volontà, paure, desideri, gusti, ed essere in grado di recuperare sé stesso dall'universo in cui ha nebulizzato la propria visione delle cose.
È un maestro dell'arte dell'autoanalisi: che è un'arte appunto, e non una scienza. Niente di meno obbiettivo. Nessuno può suggerirti quando troncare l'approssimazione del tuo inconscio.

Ricollego infine l'analisi matematica alla psicologia: è l'unico punto su cui ritorno con una sorprendente coerenza.

Negli ultimi tempi, penso di nuovo spesso al suicidio; è una buona notizia, tutto sommato, perché fintanto che ci penso sono sicuro di non commetterlo, e ciò mi tranquillizza. Tento di essere l'analista di me stesso, di fatto con non poche difficoltà. Annoto le mie sensazioni, lascio che la soluzione si schiarisca e che il fondo si depositi e cristallizzi, al fine di riuscire, al momento giusto, a decifrare il mio stato d'animo attuale. Lo faccio con la pazienza di un ricercatore convinto delle proprie idee, ma senza strumentazione. Il mio personaggio, non io, è il frutto di un'analisi retrospettiva e ha difficoltà nel produrre aspettative sul futuro.
La mia donna è una proiezione della mia mente; è una pagina vuota, letteralmente, al punto che ho difficoltà ad immaginarne l'ingombro del seno ed il calore, il calore del corpo. Sogno di scriverle addosso le citazioni che preferisco, magari che preferiamo. Differisce da M. per il fatto che mi chiedo cosa desideri a sua volta.

Cosa sei diventato, ora che rileggi le tue parole?
Read More 0 commenti | Un'allucinazione di Unknown edit post

Dell'ostinazione nella speranza.

Come grandine in primavera,
imprevedibile obliteri lo spettro
intero e vago delle mie speranze.

Dormivo:
speranza di brillare al caldo della prima luce immobile;
ostinato attenderò nel freddo nuovo onore per l'eterna promessa.

Mai gelo potrà sembrarmi più rigido di questo
che mi tradisce,
giorno
dopo giorno
dopo giorno dopo
Read More 0 commenti | Un'allucinazione di Unknown edit post

Dell'ultimo capitolo.

Un giorno, quando il nostro viaggio sarà al capolinea, o se siamo stati fortunati magari un po' prima, riguardando indietro ai giorni in cui la metà non era che un nebuloso miraggio, un giorno ripenseremo a tutte le storie che si sono intrecciate con la nostra.
Spero in quel giorno che l'affetto che mi lega oggi alle persone care possa accecarmi al punto di dimenticare le ferite; ché le cicatrici, morali e fisiche, non sono nient' altro che segnalibri.

Ma prima....
il mio personaggio deve imparare cos'è l'impegno, o il rischio è la deriva perpetua.
E Joyce vi ha già dedicato una produzione soddisfacente.
Read More 0 commenti | Un'allucinazione di Unknown edit post
Post più recenti Post più vecchi Home page

Shake It Out

Dell'autore

Unknown
Visualizza il mio profilo completo

Premettendo

Mi scuso per eventuali errori di battitura, distrazione, ignoranza.
Sono abbastanza puntiglioso, ma scrivendo di getto, capita che mi sfuggano diversi strafalcioni.
Quando (se) rileggo inorridisco per tutti quelli che incontrano il mio occhio; mi sembrano sassi spigolosi su quello che mi piacerebbe che fosse un sentiero erboso da percorrere a piedi nudi.

Etichettando

  • Pensiero (28)
  • Banalità (20)
  • Follia (17)
  • Mondo (13)
  • M. (10)
  • Caos (9)
  • Storie (7)
  • Friends (4)
  • Infinito (4)
  • G. (3)
  • Causa (2)
  • Effetto (2)
  • Determinismo (1)
  • Fame (1)
  • Ingiustizia (1)
  • Lettere inspedite (1)

Archiviando

  • ►  2018 (1)
    • ►  dicembre (1)
  • ►  2015 (1)
    • ►  febbraio (1)
  • ▼  2014 (5)
    • ▼  ottobre (1)
      • Dei pensieri ispirati da Hesse.
    • ►  maggio (2)
      • Di una immaginaria passeggiata notturna verso il mare
      • Della realizzazione di una verità
    • ►  aprile (2)
      • Dell'ostinazione nella speranza.
      • Dell'ultimo capitolo.
  • ►  2013 (12)
    • ►  ottobre (1)
    • ►  settembre (1)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (1)
    • ►  febbraio (5)
  • ►  2012 (30)
    • ►  agosto (2)
    • ►  luglio (8)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (14)
    • ►  aprile (1)
    • ►  marzo (2)
Powered by Blogger.
  • Search






    • Home
    • Posts RSS
    • Comments RSS
    • Edit

    © Copyright Shake It Out. All rights reserved.
    Designed by FTL Wordpress Themes | Bloggerized by FalconHive.com
    brought to you by Smashing Magazine

    Back to Top