come va a Riga? Spero che tu te la stia passando bene!
Ti dedico queste (prima?) lettera inspedita perché mi sono appena svegliato alle 3 del mattino, dopo una serata a base di tequila ed un paio di ore di sonno (in realtà, dopo un lungo periodo di sonnolenza), con la chiarezza mentale di un orso appena rialzatosi dal letargo, che nonostante il torpore ha bene in mente che deve nutrirsi se vuole dare un senso ai mesi di inattività.
Ti scrivo perché ti ho sognato, e man mano che procedo trovo mille cose da dirti, duemila che non ti ho detto prima, centomila che non ricordo: un sogno strano, in cui in realtà eri poco più di una comparsa, ma che mi ha costretto ad alzarmi per recuperare il portatile per prenderne nota, per me e per te, minacciandomi di non concedermi più quiete.
Non ricordo nemmeno con estrema chiarezza il mio sogno: troppo denso di colori, personaggi ed avvenimenti come uno di quei maledettissimi film a grosso budget del cinema di oggi; e proprio come loro, di cui ti scordi appena metti piede fuori dalla sala oscura, in mente mi è rimasto quel minuto scarso di inattesa poesia - quel minuto che alimenta una critica insensatamente entusiastica.
Vabbe', ci sto girando attorno, quindi racconto e basta.
Ci siamo io ed una ragazza (credo fosse Carmela, delle superiori, a giudicare dal modo in cui mi parla di Meo) appena rientrati in una strana ed enorme casa, vuota in maniera incredibile e con un numero esagerato di ingressi: proprio nel controllare che uno di questi sia chiuso, mi affaccio alla porta, di vetro trasparente - per giunta - cosicché il gesto in sè ha ben poco senso, ed in una stanza allungata che non avevo notato prima di aprire la porta trovo alcuni dei miei compagni di classe delle superiori (credo fossero tre, o almeno tanti sono quelli con cui credo di aver interagito). Uno tra tutti, Amedeo ha una strana reazione, quasi euforica, nel vedermi. Carmela mi spiega rapidamente che secondo lui ultimamente mi sto comportando come un pazzo; quando mi riaffaccio per rispondere, Meo conferma il tutto con una frase grammaticalmente scorretta, che però Martino corregge al mio posto. Ringraziato Martino, mi affretto a rientrare in casa.
Quando chiudo la porta - cavolo, è di vetro! come posso non averlo notato prima! - ti trovo lì, in piedi, ad aspettare fuori dall'uscio! Rimango un attimo stupito, ma poi esco fuori ad abbracciarti con una grandissima gioia.
Ecco, è tutto. Per di più, sono quasi sicuro che questo non fosse che un piccolo spezzone del film proiettato in notturna contro l'interno della mia scatola cranica. Eppure, quell'abbraccio continua a tormentarmi, peggio di un sogno erotico, quando ti svegli con un'erezione e già sai che la notte è andata, non prenderai più sonno. Tanto per chiarezza, non è successo niente del genere: ma avrei così voglia di quell'abbraccio, che il pensiero di essere ormai due estranei mi destabilizza.
Una volta, dopo un lungo periodo in cui non ci sentivamo, Federica mi scrisse su msn, e lì per lì non trovai di meglio da scriverle che "come va?". Me ne sono ricordato mentre scrivevo l'inizio di questa lettera per te, ma avevo troppa urgenza di raccontarti la mia piccola avventura onirica per assecondare il discorso che ora vorrei invece approfondire. In pratica, Fede mi rispose che non c'era niente di più triste di quel "come va?", ed all'epoca le risposi che si, nella vita si cambia spesso e che no, non le volevo meno bene solo perché non ci vedevamo più tanto spesso come a scuola, e che bla, bla, bla: in questo momento credo avesse ragione. Ti voglio benissimo fratellino mio, sul serio: mentre mi rigiravo nel letto ho pensato che ti avrei seguito in Lettonia, perché ho davvero una voglia matta di ridere, litigare, di vivere con te! Dico, non è stupido? Siamo in grado di non sentirci per mesi e mesi, e non so se te lo avevo accennato, ma le ultime volte che ci siamo visti ho provato solo tantissimo affetto ed un po' di disagio - ti ho percepito un po' estraneo. Mi affannavo a capirne il perché; non comprendevo come è possibile nel mondo in cui ho visto Greta recisa (te le ho fatte due palle enormi con Greta, vero? è l'unica cosa di cui sento davvero di dovermi scusare, in questa lettera) in maniera così rapida, farsi scivolare tra le mani qualcuno a cui volevo così tanto bene, e non essere in grado di fare niente per impedirlo.
Ma cosa resta della grande amicizia che ci ha legato, più che qualche bel ricordo?
So che la colpa non è tua, e sto cercando di convincermi che non sia nemmeno mia. Forse il problema è che sono così contento per te e per il fatto che ti sei fatto una nuova vita, che al confronto con la mia esistenza da ghiro impagliato ho paura di non essere in grado di fare lo stesso, non so; ma resta il fatto che non ho mai saputo come si "gestisce" un'amicizia, 'ché tutto quello da offrire è la mia onestà, quando resto in un mutismo che non mi so spiegare come quando ti vomito addosso monologhi eterni ed insensati quanto un film di Lynch.
Beh Mariè, credo di averti annoiato a sufficienza.
Spero mi perdonerai se non ti ho scritto in maniera privata, ma mi sentivo più a mio agio nello scriverti in questo modo, invece di rompere il silenzio a singhiozzo dei nostri messaggi.
Ti voglio davvero tanto bene, bro.
Fammi sapere un po' come ti va la vita.
Un abbraccio,
Davide.
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