Cerca un incipit; qualsiasi cosa,
inizia solo a scrivere. Le parole verranno da sé, come deve essere.
Sei ubriaco ora (beh, più o meno, o forse al punto giusto), e non
c'è momento migliore per conoscerti; accantona il progetto, e
scrivi, fluisci nelle pagine, zampillando di qua e di là, così, a
caso. Ché tutte 'ste cose studiate alla lunga stufano quelli come
te: è a loro che ti rivolgi, lo sai questo, vero? Tu non vuoi un
figlio, ma qualcuno che erediti il tuo animo – che misera eredità.
Un modo come un altro per superare la
paura della morte, niente di più. Strano? Cosa c'è di più inutile
di ciò che la parola “anormale” sta ad indicare? Chi ha dato al
diritto all'uomo di valutare se un'azione ha senso o non ne ha? Un
giudizio legale è tutt'altra cosa, ma così mutevoli sono le
strutture che ci costruiamo per noi stessi, ed il gusto lo è
altrettanto, che non si può parlare di “strano” senza riferirsi
ad un luogo ed ad un tempo.
Certo, tu vivi qui ed oggi, e il
passato ed il futuro potrebbero non esistere, per ciò di cui puoi
avere esperienza; la tua stessa vita prima di questo istante potrebbe
essere nulla più di una banale impressione – ci hai mai pensato?
Oppure si, rassegnati, non sarai mai
altro che un attimo in un'eternità; e, sperando nella reincarnazione
del pensiero, scrivi sperando di riconoscerti alla prossima
occasione, ma non sai quanto t'illudi. Sarai diverso, un altro, è
inevitabile. Non sarai mai più ciò che sei adesso. Ed il mondo non
sarà più lo stesso.
Tutti potrebbero essere la stessa
persona, ci pensi? Ognuno non farebbe altro che odiare sé stesso,
amarsi, stuprarsi, capirsi... Tutti un'identica persona che non può
riconoscersi, una e multipla, divertente!
O potresti essere un estraneo, il
racconto di qualcuno che non sarai mai messo nelle condizioni di
conoscere.
Tutto, e niente. Ecco il dramma.
Il vivere in società prevede per te un
viaggio a tappe che mira ad una riproduzione come finale col botto:
unico aspetto reale, la necessità di arrivare al punto di saper
rispondere all'assillante serie di domande.
Chi sei? Chi vuoi essere?
Sobrietà. Certo so scrivere ancora, e
forse anche in maniera più corretta, ma non posso continuare il
discorso di ieri; non ne ho l'animo. Se mai dovessi diventare
scrittore, o pittore, dovrei preoccuparmi di produrre l'opera in un
getto unico, o potrei collezionare la più stravagante collezione di
aborti dell'animo mai presentata al mondo. Sono problemi. Sarebbero
problemi, se avessi abbastanza autostima da credere che realizzerò
qualcosa.
Ed io ne ho di autostima, sul serio. Il
problema e che credo di essere il meglio ed il peggio dell'essere
umano, ed indeciso tra i due spesso mi ritrovo vegetante.
Chi sei, brutto idiota? Chi vuoi
essere, fottuto genio?
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