Suonerà triste, ma non nutro grandi speranze sul futuro. O cambia il mondo, o cambio io; ed il mondo si basa su troppi millenni di stupidità in più di quanti io ne possa mai collezionare.
Sarò ripetitivo, ma forse la vita era più reale quando si combatteva per sopravvivere; i nostri avi hanno impiegato secoli e secoli ad accumulare saggezza e regole per garantirci la felicità ma, come accade quando i genitori si dimostrano troppo amorevoli, ci ritroviamo sotto una campana di vetro, soffocati dalla bambagia e quasi completamente incapaci di evadere dalla nostra prigione. Ma questo è "normale", l'idea l'ho deglutita da tempo, e la digestione è a buon punto.
Ciò che mi terrorizza è che aspetto di diventare un ingranaggio, per sentirmi parte del meccanismo: so che una vite dimenticata in un angolo perché superflua o difettosa ha poche chance di trovare un genio in grado di apprezzarla. Tutte le viti ancora inutilizzate, e le rondelle ammucchiate nello scatolo si lucidano a dovere per cercare di attirare l'attenzione dell'incapace artigiano di turno. Le più ambiziose cercano di diventare artigiani di sé stesse e per un po' riescono a dare alla loro esistenza un significato; ma alla fine scoprono di essere sempre stati nella catena di montaggio di Sua Eccellenza, la Stupidità Umana.
Nasci, cresci, studi, lavori, crei una famiglia, muori. Per secoli abbiamo avuto la faccia tosta di procreare la nostra specie impudente; abbiamo costruito rifugi per i randagi e trappole per gli uomini, contribuendo ad alimentare la confusione su argomenti come etica, morale, diritti e doveri.
Abbiamo... hanno! Molto umilmente posso accusarmi di essere ancora l'inutile individuo che sogna un mondo diverso, e cerco di convincermene con scarsi risultati.
Sono la voce che fa perdere il senso della vita; sono il sussurro che ti suggerisce di imbracciare un arma e di aiutare qualche povero malcapitato a concludere la sua tristezza. Sono la lucidità dopo l'orgasmo.
Vivere in questo modo è una sciocca via di mezzo tra libertà e prigionia: quale modo poi? Non saprei nemmeno descriverlo; vivere con l'illusione di potere tutto, quando tutti ti instillano ciò che devi ottenere.
Allungare la vita per aver più tempo da perdere, e guadagnare di più, per spendere di più, per arricchire di più, in modo che qualcuno, te compreso, possa scordarsi più a lungo della propria inutilità.
Illudiamoci, dunque, perché davvero non c'è altro modo per trascinarci sino a domani.
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