E poi giù, ad affogare; per fortuna domani sarà una giornata sensata, finalmente. Gli impegni sono una fragile liana che mi trattiene dallo sprofondare nel pantano di me stesso.
Gli amici ci provano, costruiscono catene umane, e per un po' riescono nella loro impresa, ma poi lascio la presa, e affondo un po' di più: attualmente mi sento il fango alla gola.
Se tu (perdonami, torno a parlarti come se fossi in grado di sentirmi) fossi qui, avremmo passato una serata stupenda insieme.
Se tu non fossi mai stata, almeno per me, avrei passato una serata stupenda con i miei amici.
Ma tu eri, e poi hai smesso di essere, e nonostante non sia colpa tua non riesco a smettere di incolparti di aver fatto smettere con te anche una parte di me stesso; la parte che in date specifiche sa che il sonno è l'unica alternativa al pensiero, perché dormendo, almeno, le palpebre possono arginare le lacrime.
Insomma, buon compleanno; spero mi scuserai se anche quest'anno non ho avuto il coraggio di portarti un pensierino.
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