-...
- C' è un ragazzo.
- Ce ne sono tanti; altri ce ne sono stati e ce ne saranno. Cosa ha di speciale questo ragazzo?
- Lui... lui cerca la sua strada, la sua vocazione.
- Un po' come tutti. - Mi fa osservare.
- O quasi! - La correggo.
Non ride. Nemmeno un accenno di sorriso. Mi scuso.
- Fa niente. Sai che stai usando la punteggiatura sbagliata?
- Chi lo ha deciso?
- Non saprei. Ma è così.
- Alcuni hanno abolito la punteggiatura, prima di me.
- Si, ma lo hanno fatto con uno scopo, per rafforzare il messaggio dietro le loro parole. Ma tu dubiti persino di avere un messaggio da trasmettere.
- Ci penseremo poi. - Concludo.
- Come preferisci; ritorniamo al tuo ragazzo: hai detto che cerca la sua strada. Come?
- Aspettando che la corrente cambi direzione, aspettando quella che lo porti alla meta.
- Ovvero?
- La felicità.
- Sembra abbastanza banale - Storce la bocca.
- Lo so.
- E ... aspetta, e basta? Non cerca la corrente giusta per lui?
- Non saprebbe dove guardare. Sulla riva ha conosciuto diversi altri ragazzi, ed alla fine tutti si sono tuffati. Altri hanno preso il loro posto, ma dopo un paio di ricambi si è stancato di accendere sentimenti destinati a spegnersi, perché ogni volta che deve salutare qualcuno, si spegne un po' anche lui: ma sa che non può permettersi una cosa del genere, perché anche una volta trovata la corrente giusta, si aspetta un viaggio poco riposante, e deve riuscire a conservare le sue energie.
- Dimmi di più.
- Non si è reso conto che in realtà è già trascinato dalla corrente, da un'altra, non la sua. Ogni tanto lo intuisce, ma il fiume scorre così lentamente che quando succede osserva le acque, e le vede immobili. E allora ricomincia tranquillamente ad osservare.
- Mi sembra che in realtà sia assolutamente consapevole di non essere davvero fermo.
- ...
- Forse... anzi, hai quasi certamente ragione. Allora diciamo che non vuole ammetterlo con sé stesso.
- Perché? Quale problema ci potrebbe mai essere nell' ammettere che la sua situazione è diversa?
- Non saprei... Qualcosa che ha a che fare con l' orgoglio, forse. Ecco, non potrebbe più vantarsi della propria ostinazione, o qualcosa del genere, insomma.
- Scusami, ma onestamente mi sembra abbastanza stupido. Se non sa da dove parte, progetterà per sempre un viaggio impossibile.
- Magari in realtà non gli interessa nemmeno raggiungere la meta: può darsi che preferisca programmare il viaggio. Immaginarlo.
- Piuttosto che viverlo... Come se qualcuno intendesse diventare chef senza il senso del gusto, o pittore senza la vista, o musicista senza udito, e si dedicasse a studiare la propria arte pur sapendo che in realtà non avrà mai l' occasione di abbracciarla per intero. Secondo me dovrebbe ammettere che la meta ed il viaggio che sta scegliendo per sé non sono quelli adatti.
Non ho ben afferrato la similitudine, ma le è uscita dalle labbra in un soffio così convincente e spontaneo, che mi sorprendo ad annuire.
- Torniamo all' inizio, dunque. Se non sa quale sia il viaggio, ma attende... come definirla... una sorta di ispirazione, come puoi dire che il viaggio che ha scelto per sé non è quello giusto? Come puoi dire che la sua meta non sia quella giusta?
- Lo hai detto tu, prima di me. Ho soltanto tradotto in una maniera più esplicita.
Potrebbe aver ragione, e la cosa mi terrorizza. Non so cosa dico, ma lo dico; millenni di evoluzione del cervello che se ne scendono allegramente per lo sciacquone di sua divinità, il Caos.
- Se aprisse una sorta di agenzia di viaggio? Consigli per gli impavidi. Stando sulla riva ha ormai imparato a capire gli altri ragazzi, o almeno così gli pare. Sa individuare la corrente per gli altri, ma non la sua. Magari la sua è una pozzanghera, e lui ci sguazza dentro già da un po', senza che sia stato mai in grado di accorgersene.
- E dove lo ptrebbe mai condurre un pozzanghera? Quale straordinario viaggio impervio potrà mai affrontare, fermo sempre nello stesso posto?
Mi sono interrotto. Ho perso il filo, ancora una volta.
M. se n' è accorta.
- Riflettici un po' su; quando avrai una risposta decente, sai dove trovarmi.
Per esperienza personale, la direzione verso cui volgere lo sguardo non arriva dopo aver risolto la soluzione, ma è essa stessa la soluzione.
P.S. Non riesco a resistere alla tentazione di commentare, quindi abbi pietà di me e sopporta i miei commenti! XD
Mi trovi d'accordo; in realtà il discorso andava in quella direzione, ma poi mi è sembrato di sentir scattare il contatore e la bolla in cui mi ero rinchiuso è scoppiata irreparabilmente.
Ma c' è ancora qualcosa che non mmi torna come vorrei: devo cercare di metterlo a fuoco.
Ti dico solo che al commento orginale avevo aggiunto "L'occhio e diversi strumenti (macchine fotografiche, cannocchiali, binocoli, telescopi) utilizzano una o più lenti o specchi per concentrare la luce, in modo da ottenere un'immagine più chiara. Perché l'immagine sia nitida, però, occorre che la retina o la lastra fotografica si trovino nel punto esatto in cui i raggi luminosi concentrati dalla lente convergono."
Posso considerarmi una stalker.